Non facciamo processi sommari ai NOCS

Non facciamo processi sommari ai NOCS

Roma, 26 Ottobre 2011 - Intervista al Segretario Generale Tiani

«Sono in polizia da 27 anni e non ho mai registrato né percepito patti interni per nascondere questioni legate al servizio, anche se particolarmente dolorose». Giuseppe Tiani, segretario generale del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, invita alla cautela dopo le ultime rivelazioni sul caso della caserma di Spinaceto.
A metà settembre si è saputo che un agente dei NOCS (il Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza della Polizia di Stato) si era rivolto alla Procura di Roma per denunciare le violenze fisiche e psicologiche che avrebbe subito dai colleghi. Ora La Repubblica afferma che dietro a quelle violenze c’è un patto per nascondere la verità sulla morte di Samuele Donatoni, l’agente ucciso nel 1997 durante un blitz per liberare l’imprenditore sequestrato Giuseppe Soffiantini. Una prima sentenza ha stabilito che furono i banditi a sparargli. Una seconda ha ribaltato le responsabilità, affermando che il colpo mortale arrivò «da dietro», cioè dove stavano i suoi colleghi. E proprio tra quei colleghi ci sarebbero gli accusati di Spinaceto.
Cosa ne pensa, Tiani?
Sono rivelazioni molto forti. Per come conosco la polizia, mi sembra difficile credere che ci possa esser stato un patto tacito. I NOCS sono uno dei migliori reparti operativi al mondo. Fino a qualche anno fa avevano una grossa rappresentanza nel mio sindacato. Ci penserei bene prima di avventurarmi in ipotesi tipo “tutti zitti, perché ci hanno coperto su Donatoni”.
Sembra che gli agenti accusati fossero presenti la sera della sua morte
Se fosse vero, si potrebbe pensare a una rotazione più frequente all’interno del reparto nel corso degli anni. Sarebbe opportuno innanzitutto a tutela del personale, per il rischio elevato delle operazioni di cui si occupa.
L’ipotesi di un «patto silenzioso» le sembra inverosimile. E quella delle violenze?
Se dovessero essere dimostrate, bisognerebbe verificare se si sono reiterate nel tempo. Credo che si tratterebbe di casi isolati, di colleghi che portano con loro il retaggio di un mondo militare che da noi non esiste più. Ancora oggi sono a contatto con alcuni ragazzi dei NOCS e non ho mai percepito un clima di terrore. Sono sicuro che la cultura democratica e trasparente che pervade l’azione dell’attuale capo della polizia porterà a far luce sulla vicenda.
È giusto aspettare la fine dell’inchiesta prima di trasferire o sospendere gli accusati delle violenze?
Ciò che si potrebbe fare è assegnare a compiti diversi gli accusati e il denunciante. Il NOCS ha più settori: non li farei lavorare nello stesso settore. Ma eviterei di trasferirli, a meno di avere un riscontro oggettivo dei fatti denunciati. Stiamo parlando di poliziotti altamente professionalizzati: trasferirne uno è una cosa delicatissima, è come trasferirne 100 di un altro reparto.
Cosa ha pensato quando è uscita la notizia della denuncia delle violenze?
Ci sono rimasto malissimo. Ho provato amarezza e delusione all’idea che ci possa essere un’ombra su un reparto così importante, che in un reparto simile ci possa essere qualcuno che abusa della sua funzione.
 

Andrea Monti - Panorama.it

26 Ottobre 2011

Fonte: panorama.it

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