Polizia, nuovo sistema per le promozioni: via la norma \'pro-raccomandati\'

Polizia, nuovo sistema per le promozioni: via la norma 'pro-raccomandati'

I funzionari, per salire di grado, devono superare una valutazione interna che lascia ampia discrezionalità al consiglio di amministrazione. Un criterio che ha incoraggiato il meccanismo delle "segnalazioni". Ma ora è allo studio u

ROMA - Basta raccomandazioni per le carriere in Polizia, avanti solo chi se lo merita. Attualmente, per la promozione ai massimi gradi della dirigenza, i funzionari di polizia devono superare una valutazione interna i cui criteri, però, nascondono una norma che può favorire i raccomandati. È quella che consente al consiglio di amministrazione della Polizia di assegnare a sua discrezione 24 punti su cento. Di qui spesso la corsa tra i partecipanti alla ricerca di uno sponsor, politico o meno, che possa esercitare una raccomandazione sul vertice del Dipartimento.

I sindacati da tempo contestano questo arbitrio. "Il sistema attuale - denunciano Lorena La Spina dell'Anfp e Giuseppe Tiani del Siap - non premia i migliori, se non raramente e per mera contingenza. Anno dopo anno, consente all'Amministrazione di adottare scelte arbitrarie, che di fatto stravolgono la complessiva coerenza della valutazione che essa stessa ha operato caso per caso, attraverso un indebito utilizzo del punteggio discrezionale, la cui quantificazione in molti casi contrasta con le altre categorie di punteggio assegnate agli scrutinandi".

Ma in futuro "Vinca il migliore. Anzi no, il più raccomandato" non lo si potrà più dire, in Polizia. Quel criterio discrezionale è destinato a scomparire, sostituito da una valutazione che tenga conto dei meriti. Da alcuni giorni, infatti, è al lavoro, al Viminale, in gran segretezza, una Commissione per sostituire i criteri discrezionali oggetto di polemiche con altri più ispirati alla meritocrazia. Non è certo un lavoro facile. Ma è un segnale molto forte di trasparenza voluto dal nuovo capo della Polizia, Alessando Pansa. Il gruppo di lavoro è diretto dal capo vicario Alessandro Marangoni, ed è composto dai prefetti Aiello, Giuffrè, Zito e D'angelo.

Le promozioni alla qualifica di primo dirigente (equivale al colonnello dell'Arma, 60 posti all'anno per 1600 candidati) e di dirigente superiore (generale di brigata, 25 posti per 500 aspiranti) sono molto ambite.

All'attenzione della Commissione, in particolare, c'è la "categoria quinta" il cui titolo la dice lunga sulla oggettività dei criteri di valutazione dei concorsi. "Qualità delle funzioni con particolare riferimento alla stima e al prestigio goduti negli ambienti esterni e interni". Ma un funzionario di polizia che ha operato per anni in terre di mafia rischiando la vita, che "stima e prestigio esterni" potrà avere, ad esempio, rispetto a un suo collega che ha lavorato per anni nell'ufficio di gabinetto della questura di Milano, per citarne una a caso? Altro punto oggetto di discussione ha come titolo "attitudine ad assumere maggiori responsabilità". Come si fa a valutare l'attitudine al comando di un funzionario rispetto a un altro? Obiettivo della Commissione è l'abolizione del quinto capitolo, e la sua sostituzione con criteri meritocratici che dovranno essere condivisi, poi, dai sindacati. "Siamo soddisfatti - ha dichiarato Lorena La Spina, segretario dell'associazione Funzionari - finalmente il Viminale ci ha ascoltati. Sono anni che vogliamo criteri di imparzialità, oggettivi, di trasparenza e di meritocrazia per la progressione delle carriere". Secondo i sindacati dei Funzionari e del Siap, l'impostazione vigente dei criteri di valutazione provocano "danni sia in termini di irrimediabile compromissione della motivazione e delle aspettative dei singoli. Sia in termini di effettiva individuazione delle migliori risorse disponibili per l'accesso alla dirigenza".