Torino-Tav, SIAP Torino e Piemonte scrivono ai vertici istituzionali.

Torino-Tav, SIAP Torino e Piemonte scrivono ai vertici istituzionali.

Al Ministro dell’Interno
Pref. Anna Maria CANCELLIERI - Roma -

Al Capo della Polizia
Prefetto Antonio MANGANELLI - Roma -

Al Prefetto di Torino
Dr. Alberto DI PACE - Torino –

Al Questore di Torino
Dr. Aldo FARAONI - Torino –

E, p.c. Al Segretario Nazionale SIAP
Dr. Giuseppe TIANI - Roma -

Prot. 2012_09_03/SR.PMT.OrdinePubblico

Oggetto: Cantiere Tav di Chiomonte.

Signor Ministro, Signor Capo della Polizia,
gli attacchi preannunciati dai c.d. No Tav sono diventati insopportabili, accettarli da l’idea di una resa dello Stato, oltre al dispendio di risorse economiche e rischio reiterato per la vita degli operatori delle forze di Polizia. E’ dall’inizio di giugno che denunciamo il pericolo del ripetersi della violenza durante l’estate, ma la nostra denuncie non hanno sortito l’effetto desiderato. Non è più accettabile che i poliziotti subiscano in silenzio una situazione così assurda.

Non c’è più alcun movimento democratico di protesta, ormai da tempo è tutto in mano ai violenti, che hanno trasformato il sedicente campeggio di Chiomonte in una palestra eversiva come dimostrano i fatti di cronaca e le ultime indagini apparse sui giornali. Soggetti tanto violenti che, con le loro azioni mettono in pericolo non solo la vita degli operatori delle forze di Polizia ma, come sempre più spesso accade, anche quella di automobilisti, giornalisti ed operai del cantiere. Lo Stato dal nostro punto di vista non può tollerare oltre questa continua sfida.
All’indomani dei gravissimi incidenti del 21 luglio scorso, in cui rimase ferito anche il Dirigente della DIGOS Dr. Petronzi, è stato convocato d’urgenza il Comitato Provinciale per la Sicurezza e l’Ordine Pubblico dal quale ci aspettavamo decisioni e linee operative
che ponessero fine al tiro a bersaglio contro le Forze di Polizia, le quali danno sempre più la sensazione di essere inermi.

Da allora, poco o niente è cambiato. Dopo un periodo di apparente calma per i media, ma in cui non sono mancati i giornalieri attacchi e tagli delle reti, è via via aumentata l’intensità e la virulenza degli assalti, fino ai gravi incidenti del 15 e 27 agosto e della notte del 1 settembre in cui hanno utilizzato anche le bombe molotov.

Ripetere in questa sede le richieste fatte a più riprese, da ormai 14 mesi, appare un retorico esercizio lessicale. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Un manipolo di aspiranti guerriglieri ha di fatto creato le condizioni affinché si creasse una sorta di extraterritorialità che non possiamo più tollerare.

E’ doveroso essere chiari: se non verranno presi provvedimenti concreti e coerenti, prima o poi, un appartenente alle forze di Polizia ci lascerà la vita in quel cantiere e nessuno potrà appellarsi alla fatalità, ai rischi del mestiere o all’imprevedibilità degli esiti di una manifestazione.

L’arresto per associazione sovversiva di Massimo Passamani, leader degli anarchici e antagonisti trentini, anche per l’attività svolta in Val di Susa conferma ulteriormente quanto da noi denunciato da oltre un anno. Permettere che, per tutto questo tempo iniziative di contestazione violenta e tollerare l’esistenza di un campeggio antagonista permanente non ha fatto altro che favorire la saldatura tra la protesta no tav e frange eversive della lotta violenta allo Stato.

Lo Stato deve fare lo Stato, e se le autorità locali preposte hanno timore di adottare opportune e legittime scelte operative, per le conseguenze politiche delle proprie decisioni, le quali non tengono conto che quelle mancate scelte, si riverberano indiscutibilmente sul rischio della vita degli operatori delle forze di Polizia. Ciò detto, se tale politica di gestione degli eventi dovesse continuare, saremo costretti a percorrere ogni strada affinché ciascuno risponda delle responsabilità connesse al proprio incarico.

Non può essere ignorato il senso di scoramento, frustrazione e rabbia che ormai pervade l’animo di tutti gli operatori, a partire dai Funzionari sino agli Ufficiali, che vengono quotidianamente mortificati nelle loro funzioni, impegnandoli in un dispendioso quanto inutile servizio di osservazione, per assistere al reiterato compimento di condotte illecite, non avendo l’autorità per intervenire e procedere.

Già 14 mesi orsono, nei tristemente famosi giorni del 27 giugno e 3 luglio, non abbiamo condiviso le scelte operative che hanno causato centinaia di feriti, alcuni molto gravi, tra le forze di Polizia. Fatto, ricordiamo, mai avvenuto prima nella storia della Repubblica Italiana.
A maggior ragione oggi, dopo aver respinto un nuovo violentissimo attacco organizzato, propagandato in diretta radio e web, ribadiamo la necessità di chiudere l’abusivo campeggio, base logistica da cui partono tutte le iniziative aggressive, in Valle come a Torino, vanno vietate le manifestazioni, di un pseudo movimento che non ha alcuna intenzione di prendere le distanze da chi pratica la violenza gratuita a discapito dell’ordine e della sicurezza pubblica.

Non credevamo ci fosse il bisogno che il Sindacato dei Poliziotti dovesse sostenerlo e affermarlo, ma gli eventi e la continua tensione degli operatori, ci costringono a farlo. Il compito degli operatori di Polizia non è certamente quello di patire ogni sorta di violenza né, tantomeno, di fare da bersaglio in quel cantiere che, scelte operative molto opinabili, hanno trasformato in poligono di tiro contro i poliziotti, per gli esponenti dell’area antagonista.

Le attribuzioni del Ministro dell'interno, del Prefetto e del Questore sono molto chiare nella previsione degli art. di Legge 121/81, rammentiamo che tra i compiti istituzionali affidati alla Polizia di Stato: ”La Polizia di Stato esercita le proprie funzioni al servizio delle istituzioni democratiche e dei cittadini sollecitandone la collaborazione. Essa tutela l'esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini; vigila sull'osservanza delle leggi, dei regolamenti e dei provvedimenti della pubblica autorità; tutela l'ordine e la sicurezza pubblica; provvede alla prevenzione e alla repressione dei reati; presta soccorso in caso di calamità ed infortuni.

Oggi, dopo 14 mesi, comunichiamo ufficialmente alle SS.VV. in rappresentanza di tutti quei colleghi che ogni giorno rischiano la propria vita per il servizio, di non essere più disposti a tollerare in silenzio direttive che, oltre a mettere a repentaglio gli operatori delle forze di Polizia, sono chiaramente al limite rispetto ai precetti della Legge.
Se si dovesse continuare su questa linea, visto il perdurare di una situazione ormai ordinaria e non più eccezionale, affideremo al nostro studio legale l’incarico di verificare se ulteriori feriti tra le nostre fila saranno causati dall’aver omesso, attraverso le disposizioni impartite, la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori delle forze di Polizia.

Torino, 04 settembre 

 Il Segretario Generale Provinciale  Torino            Pietro DI LORENZO                                     

 Il Segretario Generale Regionale   Piemonte     Michele CERVIERE