La Politica dei redditi e quella delle Promesse Legge di Bilancio 2026: Zero fondi sulla specificità e penalizzazioni per i poliziotti Editoriale del Segretario Generale Giuseppe Tiani
Come Organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa della Polizia di Stato, il SIAP porta avanti da anni una battaglia di civiltà e di dignità, quella per il riconoscimento reale delle condizioni di lavoro, del rischio quotidiano e del valore professionale delle donne e degli uomini che garantiscono la sicurezza del Paese. Oggi questa battaglia assume un significato ancora più profondo, perché la Legge di Bilancio 2026 dimentica completamente la specificità funzionale al nostro ruolo, ignorando il sacrificio di chi serve lo Stato con disciplina e sacrificio. (...)
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Difendere il potere d’acquisto, il salario reale e la tutela previdenziale dei poliziotti non è una rivendicazione corporativa, ma una questione di giustizia sociale e di rispetto per tutti quelli che lavorano indossando l’uniforme che rappresenta lo Stato. Per questo continueremo, con determinazione e senso delle istituzioni, a chiedere che la politica dei redditi sostituisca quella delle promesse, perché la sicurezza del Paese non può poggiare su chi vive nell’incertezza economica .
Il divario europeo che pesa sull’Italia
Gli studi europei sulle retribuzioni delle forze di polizia mostrano che l’Italia si colloca a metà classifica, sopra alcuni Paesi dell’Est, ma lontana dagli standard dell’Europa settentrionale.
Un agente italiano con dieci anni di esperienza guadagna più di uno spagnolo o ungherese, ma meno della metà di un collega danese. Anche la Francia supera l’Italia, con circa 850 euro lordi in più al mese. Il quadro rivela due squilibri strutturali, il divario tra Nord e Sud Europa e il differenziale di genere. Nei Paesi nordici il potere d’acquisto resta elevato, mentre in Italia il costo della vita erode sistematicamente gli stipendi. Investire nelle forze di polizia significherebbe migliorare le condizioni di lavoro e rafforzare la sicurezza e la fiducia dei cittadini. Ma la Legge di Bilancio 2026 parte con il piede sbagliato e va in direzione opposta.
Una manovra che ha dimenticato le Forze di Polizia e Militari
La nuova legge finanziaria al momento ha ignorato i sacrifici quotidiani delle donne e degli uomini in uniforme, ma confidiamo e lavoriamo in solitaria come Siap per ottenere correzioni nella fase di discussione del parlamento. Al momento non si prevedono fondi per la specificità né risorse per la previdenza dedicata. È saltata, persino la convocazione per il confronto con il Governo prevista dal D.Lgs. 195/1995, mentre cresce l’età pensionabile, quattro mesi in più nel 2027, sei nel 2028. Un salario è dignitoso solo se copre i bisogni primari e consente un margine per gli imprevisti, come nel caso della tardiva liquidità che paga lo straordinario sino a dopo 24 mesi da averlo lavorato. Dal 2002 a oggi le retribuzioni dei poliziotti sono aumentate di pochi punti percentuali, a fronte di un’impennata dei costi di affitto, mutuo, scuola e sanità. Il decreto forze di polizia che doveva essere emanato entro la metà di settembre e in grande ritardo, e abbiamo appreso che ritarderà ancora, il decreto contiene aspetti importanti sia per l’Amministrazione che per il personale e l’alta dirigenza. Manca la delega per un correttivo tecnico al riordino, che può consentire di agire sulle tempistiche degli avanzamenti di carriera nei ruoli e nei passaggi da ruolo a ruolo. Che in combinato disposto con il DDL Forza di polizia possiamo spuntare la battaglia per lo scorrimento delle graduatorie aperte, in particolare quelle da V.I.
Salari fermi, prezzi in corsa
La perdita di potere d’acquisto va letta distinguendo salari lordi e salari netti. I primi dovrebbero crescere con i rinnovi contrattuali; i secondi dipendono anche dalle politiche fiscali. Negli ultimi anni, i governi hanno preferito tagliare le tasse senza incidere sui salari reali. Dal 2022 al 2025 si sono alternati interventi sul cuneo fiscale e sulle aliquote Irpef, ma l’inflazione ha divorato ogni beneficio. Nel pubblico impiego, a mero titolo di esempio, un collaboratore scolastico con 35 anni di servizio ha fronte degli indici inflattivi registrati ha perso realmente 1.756 € annui, anche dopo i correttivi fiscali Draghi–Meloni. I rinnovi contrattuali per poliziotti, insegnanti, impiegati e pubblici dipendenti arrivano con anni di ritardo e non colmano mai il divario dei prezzi al consumo, ne la bolla immobiliare e degli affitti.
Il CNEL e la verità sui redditi
Come ricorda il CNEL nel suo XXVI Rapporto, la contrattazione collettiva è lo strumento principale per garantire salari adeguati e sostenere la ripresa produttiva. In parole semplici, il potere d’acquisto non si difende con la riduzione delle tasse, ma con l’aumento delle retribuzioni. Le misure previste per il 2026 — detassazione di straordinari, festivi e notturni fino a 1.500 euro, taglio dell’imposta sui premi di risultato e agevolazioni temporanee non bastano. Dopo sette anni, le famiglie lavoratrici sono più povere, pur con stipendi nominalmente più alti. E per finanziare il taglio Irpef vengono dirottati i fondi destinati alla coesione sociale.
L’impegno coerente del Siap per la fiducia conquistata
Il CNEL, nel documento del 24 ottobre 2024 su “Salute occupazionale e sicurezza sul lavoro”, ha sollecitato più protagonismo delle parti sociali e un Osservatorio permanente sulle condizioni di lavoro, i sindacati di polizia sono ancora vergognosamente esclusi da detto osservatorio, e peggio ancora dai confronti, tra il Governo e le parti sociali sulla delicata materia, che riguarda anche noi o meglio, soprattutto noi poliziotti. Non siamo più disponibili ad accettare di essere trattati su temi così delicati, come se fossimo gli ultimi dipendenti che lavorano con dedizione e da elogiare quando si consumano i drammi, ma da tenere ai margini dei processi sociali e politici, tanto e vero che siamo l’unica categoria che non fa parte del CNEL; quindi, siamo considerati esterni o ausiliari al mondo del lavoro. Infatti, i poliziotti restano esclusi dal riconoscimento dei lavori usuranti e delle malattie professionali, che andrebbero invece rilevate tramite gli indicatori INAIL. Dunque, ci elevano d’ufficio l’età pensionabile di vecchiaia che cresce di ulteriori sei mesi, come già evidenziato. Le promesse sulla specificità hanno ormai più di trent’anni. Ogni opposizione che diventa governo dimentica le attese di chi serve lo Stato. Nel 2012 La Repubblica titolava: “Quei centomila poliziotti operai e cuochi in nero”. Oggi il paradosso è ancora più amaro, il secondo lavoro non c’è più, e molti colleghi sono prossimi alla pensione. Nell’assordante silenzio generale, il Siap fa sentire la sua voce, con dignità e orgoglio non da questuante una pratica da noi sconosciuta, ma patrimonio d’altri. Quindi ha chiesto un confronto a tutte le forze politiche, che ad oggi abbiamo avuto come Siap in bilaterale con la delegazione di Forza Italia e con quella del PD, mentre il giorno 29 ci confronteremo con FdI, restiamo in attesa d’incontrare M5S, Lega, AVS, Azione e IV che non hanno dato nessuna risposta, bontà loro. Perché solo le politiche dei redditi e fiscali, supportate da un rilancio del piano casa anche attraverso cooperative può dare sollievo a chi vive di stipendio. Le promesse populiste utili per pinocchio non ci appartengono, il Siap si batte per restituire dignità e fiducia alle donne e agli uomini in uniforme.
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