La misura è colma - L\'ordine pubblico e il disagio della polizia di Giuseppe TIANI

La misura è colma - L'ordine pubblico e il disagio della polizia di Giuseppe TIANI

I gravi fatti di sabato scorso a Roma hanno, ancora una volta, dimostrato l’alto senso dello Stato e la professionalità delle donne e degli uomini della Polizia di Stato e delle altre Forze dell’Ordine per garantire la libertà di manifestare e la sicurezza dei pacifici dimostranti.

Il diritto di manifestare le proprie opinioni e il proprio dissenso è e deve restare inviolabile. Questa non è solo una volontà costituzionale, ma anche una nostra intima convinzione come di tutti quelli che sono chiamati, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, per cui è necessario che le forze di polizia, senza tentennamenti, siano messe nelle condizioni di operare nella massima tutela e serenità.

Da qualche tempo cerchiamo di spiegare che il mantenimento dell’ordine pubblico può richiedere interventi repressivi con l’uso controllato e proporzionale della forza, come soltanto le forze di polizia addestrate sanno fare. Al riguardo servono risorse finanziarie per l’assunzione di giovani poliziotti, per l’acquisto di mezzi e strumenti efficienti, finalizzati a contrastare chi abbandonando il dialogo ha scelto la via della violenza contro le istituzioni democratiche.

Riteniamo, altresì, improcrastinabile un intervento normativo sia a garanzia delle forze di polizia impegnate in ordine pubblico, sia a tutela di tutti quelli che intendano manifestare pacificamente il proprio dissenso. La rivisitazione normativa della disciplina contro la violenza nelle manifestazioni pubbliche va accompagnata da un chiarimento normativo per l’applicazione delle scriminanti previste dagli articoli 51, 52 e 53 c.p. per le forze di polizia che operano in servizi di ordine pubblico, poiché non si può sottacere l’eccessivo rigore con cui esse sono applicate, che finisce per aprire la via a numerosi processi penali nei confronti degli operatori di polizia di ogni grado, qualifica e funzione.

Non chiediamo una deroga alla legge o l’impunità né di legittimare gli abusi, ma chiediamo una tutela per agire rispetto a quanto la legge ci chiede di fare.

Riteniamo, infine, oltremodo necessaria una diversa formazione anche dei Magistrati per una compiuta e reale lettura di tali fenomeni, così come ha già fatto la Polizia di Stato con l’istituita scuola di formazione per l’Ordine Pubblico.

Al riguardo, perciò, auspichiamo e chiediamo, una effettiva tutela legale ed una formazione congiunta tra magistrati e polizia come già avviene in Francia in tema di ordine pubblico.

Nel contempo, il sindacato è sceso di nuovo in piazza per denunciare pubblicamente la mancata attenzione del Governo nei confronti dei diritti e delle aspettative dei poliziotti, contro i tagli che riducono l’operatività a discapito della sicurezza dei cittadini. È forte il dissenso che il S.I.A.P. ha espresso in Piazza delle Cinque Lune (nei pressi del Senato della Repubblica) mentre il Ministro Maroni riferiva sui gravi fatti di sabato scorso a Roma.

È determinata la protesta dei poliziotti nei riguardi di un Governo che con le manovre finanziarie estive ha operato ulteriori pesanti tagli alle risorse destinate alla sicurezza del Paese e che, con la recente legge di stabilità 2012, il cui disegno di legge è stato approvato il 14 u.s. dal Consiglio dei Ministri, ha ritenuto di tagliare per ulteriori 60 milioni di euro le spese relative al contrasto al crimine e per garantire l’Ordine Pubblico e la Sicurezza e così offendendo la specificità del lavoro degli operatori di polizia, la cui operatività è seriamente compromessa in un momento in cui andrebbe anche aperto un confronto sulle tutele giuridiche di chi ha partecipato agli scontri di sabato scorso.

Tagli di 60 milioni di euro che si vanno ad aggiungere ai 2 miliardi e 860 milioni già in precedenza decurtati, sono cifre insostenibili per i poliziotti ed i cittadini. A ciò si aggiungono, altresì, la volontà di non tenere fede agli impegni presi in tema di riordino delle carriere del personale del Comparto Sicurezza nonché al disinteresse verso l’obbligo di emanare l’atteso DPCM finalizzato a consegnare ai poliziotti, per l’anno 2011, gli “assegni una tantum” quali misure perequative del “blocco degli assegni di funzione e degli automatismi stipendiali” di cui all’articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010.

Appare evidente, pertanto, come la misura sia davvero colma per chi ogni giorno è chiamato a salvaguardare, con sempre più crescente difficoltà, la sicurezza dei cittadini e di tutto il Paese.


Giuseppe Tiani
Segretario Generale S.I.A.P. – Sindacato Italiano Appartenenti Polizia
 

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