Riforma della Giustizia, non giudizio universale
La riforma approvata non scuote la giustizia, la sfiora, con la cautela di chi teme il sacrilegio. Non tocca il diritto, ma chi lo amministra. Separa giudici e pubblici ministeri come due coniugi stanchi, pronti a giurarsi eterna indipendenza. Divide le carriere, moltiplica i Csm, invoca una terzietà che la Costituzione già garantiva. Nascono così due ordini autonomi e due fragilità, un giudice più solo e un pubblico ministero più esposto. (...)
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seguendo il link si è indirizzati alla pagina della rubrica Il PICCHIO sul quotidiano L'Identità del giorno 11 novembre 2025

