La gestione del personale dovrebbe essere una cosa seria

La gestione del personale dovrebbe essere una cosa seria

Orio al Serio, 27 settembre 2012 - Lettera aperta al Dirigente della Polaria

Al Signor Dirigente
l’Ufficio Polizia di Frontiera
= ORIO AL SERIO =


e, p.c.

Al Signor Dirigente
la II Zona Polizia di Frontiera
= MILANO-LINATE =

OGGETTO: Le relazioni sindacali, i rapporti di subordinazione gerarchica e l’autorevolezza della dirigenza della Polizia di Stato.-


Egregio Signor Dirigente.

come Ella ben sa, il Siap bergamasco si vanta di praticare sindacato nel rispetto dei ruoli e delle prerogative dei propri interlocutori istituzionali. Può farlo perché agisce nel rispetto delle norme e delle cosiddette relazioni sindacali oltre ad adoperare le buone maniere nei rapporti interpersonali.

Nelle relazioni sindacali sono fondamentali le norme che regolano la contrattazione e i successivi momenti di verifica, confronto ed esame, quali luoghi in cui il perseguimento dei fini istituzionali da parte dell’Amministrazione trova un punto di sintesi con gli interessi dei lavoratori, a loro volta mediati dai rispettivi rappresentanti sindacali. Non meno importanti nella quotidiana attività sono le comunicazioni formali che l’Amministrazione deve fornire alle Organizzazioni Sindacali attraverso le cosiddette informazioni, siano esse preventive o successive.

Nel variegato mondo sindacale della Polizia di Stato non sempre si osservano comportamenti che coniugano il “predicare” e il “razzolare”. Soprattutto in tema di informazione successiva. In particolare quando questa riguarda la mobilità interna del personale.

La scrivente Segreteria Provinciale è convinta che le dichiarazioni di principio impegnano solo chi le fa. Quindi, se “il Siap crede nella necessità che l’Amministrazione ad ogni livello possa determinarsi senza subire indebite influenze e mette in pratica questa sua convinzione astenendosi dall’intervenire nei processi decisionali che attengono alla mobilità interna degli uffici” non può certo scandalizzarsi troppo se la vita reale è un po’ diversa. Che poi le leggi dello Stato italiano impongano esattamente ciò qualcuno si ostina a chiamare “dichiarazioni di principio” è un dettaglio che al giorno d’oggi passa per ingenuità se non per stoltezza. Soprattutto se questo qualcuno le rispetta anche dopo aver visto praticamente “appaltato” un settore ad una certa compagine e nonostante le orecchie di chiunque potessero ascoltare da tempo circolare per l’Ufficio le “anticipazioni” degli ultimi movimenti. Quelli dell’atto dispositivo del 24 settembre.

Egregio Signor Dirigente, che Ella prometta senza mantenere un qualche spostamento al tal collega la espone semplicemente ad una perdita di autorevolezza nei confronti di quest’ultimo. Che, viceversa, qualcuno sospetti che chi viene effettivamente spostato lo sia stato solo perché sostenuto da coloro che dovrebbero rispettare quelle leggi che altri chiamano anche “dichiarazioni di principio” rientra nelle invidie e nelle cattiverie che questa Segreteria si limita a riferirLe senza averne la minima paternità. Ma ciò che questa Segreteria Provinciale proprio non si aspettava era che Ella si rimangiasse in meno di due giorni le sue stesse decisioni. L’atto dispositivo del 26 settembre non può che essere letto in questa maniera!

Ciascuno è libero di pensare che un dirigente, nella discrezionalità in materia di personale che gli è propria, non sia tenuto a chiedere alcun parere ai suoi diretti collaboratori circa la bontà di certe scelte. Ciascuno è anche libero di pensare, però, che se un dirigente informa i “capi-ufficio” o i “capi-squadra” degli “spostamenti problematici” solo a cose fatte non può sempre aspettarsi che questi “capi” accettino supinamente. Ma la cosa che più conta, egregio Signor Dirigente, non è la reazione di qualche subordinato, “capo” o no, è l’incapacità di sostenere le proprie scelte. Perché rimangiarsele apre una prospettiva inquietante: chi può fermare adesso i subordinati da un’escalation di lamentazioni tese a ottenere nuove modifiche? Come si potrà rimediare al danno di autorevolezza che un tale episodio ha provocato? Chi può affermare, ora, che non è vero che sarebbe stato meglio coinvolgere almeno i suddetti “capi” in un processo decisionale che, salvaguardando la discrezionalità della scelta, avrebbe permesso di ascoltarne prima i pareri per una migliore comprensione delle possibili conseguenze di certe scelte anziché rimediare successivamente nella peggiore delle maniere quando è sicuro che “l’è peso el tacon del buso?”

Egregio Signor Dirigente, il rispetto dei ruoli e le buone maniere di cui questa Segreteria Provinciale si può vantare non impediscono di osservare ciò che accade e di dire ciò che si pensa al riguardo. Non impediscono, per esempio, di dirLe che le “buone relazioni sindacali” si tengono in due. Che non basta l’impegno di una sola parte, perché chiudere le proprie comunicazioni chiedendo “un cortese cenno di riscontro” come fa questa Segreteria Provinciale e poi non averne, spiega per quale ragione le relazioni sindacali saranno in futuro meno buone e prenderanno una piega conflittuale. Lasciar cadere le richieste di questa Organizzazione Sindacale piuttosto che affrontarle nel merito spiega perché il Signor Dirigente la II Zona, quale Suo superiore gerarchico, diverrà l’interlocutore diretto del Siap bergamasco.

Con rispetto,

Gianluca Brembilla
Segretario Generale Provinciale


P.S.: a stesura ultimata del presente documento giungeva anche l’atto dispositivo del 28 settembre. Non ce n’era bisogno per confermare ciò che sostiene questa O.S. Ci si limita ad annotarlo per dovere di cronaca.