Vallanzasca lavora in un negozio a Sarnico

Vallanzasca lavora in un negozio a Sarnico

Bergamo - 24 agosto 2012- Comunicato stampa

Senza mettere in discussione il principio generale che la pena deve tendere alla rieducazione e al reinserimento sociale del reo il Siap di Bergamo si chiede se lo Stato di fronte a delinquenti di un certo tipo debba mettersi nelle condizioni di passare per debole e dare l’impressione di prestare più attenzione a chi i reati li commette rispetto a chi ne è vittima.

Ciò che Renato Vallanzasca ha fatto nel corso della sua vita è noto. Ciascuno è libero di pensare quello che vuole e pure di subirne il fascino. Lo Stato non può impedire la diffusione di un film sulla sua vita ma deve rispettare i famigliari delle vittime dei suoi reati.

Sapere che colui il quale 35 anni fa uccise i poliziotti Barborini e D’Andrea al casello di Dalmine ogni giorno passi di lì per recarsi al lavoro fa soffrire nuovamente i famigliari dei nostri colleghi e non aiuta ad affrontare serenamente l’argomento per discuterne senza posizioni preconcette.

Una maggiore sensibilità nell’adottare certi provvedimenti sarebbe stata utile. Così diventa davvero difficile spingere la notte più in là.

Dopodiché si potrà discutere se tutti i delinquenti vogliono veramente rieducarsi. Se i peggiori tra loro si meritano percorsi di reinserimento. Se la società possa davvero permettersi di rischiare rimettendo in libertà alcuni tra quelli che sono stati condannati all’ergastolo per gravissimi ed efferati reati.