La Rivista del SIAP

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Certamente non dici amo nulla di nuovo ai cittadini e al Paese se affermiamo che sono momenti molto difficili quelli che stiamo vivendo; in balia di una crisi economica e di valori che si è abbattuta sulla nostra vita e sul nostro lavoro, ma che ha precise e chiare responsabilità. Sta crescendo inesorabilmente il divario tra il Paese reale quello vero, costituito dalla gente che affronta le difficoltà del vivere, mentre il freddo e a tratti cinico Governo dei “professoroni” si allontana ogni giorno di più dalla realtà, come già accadde al governo Berlusconi e ai gruppi parlamentari che lo sostenevano, i quali siedono ancora in parlamento pur non godendo più del consenso dei cittadini e del Paese. La politica poi, appare impiastricciata dalle beghe prodotte in anni di malcostume diffuso, una parte è impegnata ad autoassolversi sui media e nei talk televisivi, piuttosto che elaborare risposte concrete e condivise alle gravose difficoltà che i cittadini vivono; un modo di fare questo che non può trovare asilo, tanto tra la gente che tra i poliziotti. Allora in questo clima che ci sembra irreale, quasi di soppiatto in molti subiscono il fascino a tratti inquietante del rigore imposto dal governo tecnico, cui è stato affidato il gravoso compito di portare il Paese fuori dalle secche, per farlo tornare credibile sul piano internazionale, situazione in cui ci ha trascinato, evidentemente, chi ci ha governato
prima.Solo che pur di raggiungere gli obiettivi prefissati dal nuovo corso, l’esecutivo sta tracimando dal suo percorso e nega il confronto, avvilendo non solo l’economia reale, ma anche un comparto vitale per il Paese come quello della sicurezza, mortificando e inficiando i diritti conquistati negli anni dal sindacato dei poliziotti; è il caso dell’illogico e non condivisibile regolamento pensionistico approvato dal Consiglio dei Ministri il 26 ottobre scorso, i cui effetti negativi si riverberano sui cittadini. Perfetta l’idea di fare di necessità virtù, in nome di quel “pareggio di bilancio” fissato irresponsabilmente però in un tempo troppo stretto per l’Italia, la vicina Francia saggiamente si è presa più tempo. Attraverso la politica della “spending review”, cioè di tagli alla spesa, si comprimono o annullano diritti individuali e comuni; e quello della sicurezza certamente è tra questi. Allora pensiamo sia il caso di fermarsi e riflettere, valutando l’opportunità che il Governo Monti terminato il compito affidatogli, vada a casa prima possibile e ci resti. Il Paese ha bisogno di tornare a credere in sé stesso, per questo nella prossima legislatura serve un Governo che sia espressione di una politica che abbia saputo trovare in sé la forza di rinnovarsi, evitando così quelle incresciose situazioni traumatiche cui assistiamo quotidianamente, sia interne sia esterne ai partiti, un processo ineluttabile se si vuole aprire una stagione nuova che riaccenda la speranza.