65° Anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio

65° Anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio

"Il 3 novembre del 1957 moriva Giuseppe Di Vittorio. Un uomo e un simbolo troppo poco spesso ricordato. Sindacalista e bracciante a capo dei “cafoni” di Cerignola, imparò a leggere e scrivere praticamente da autodidatta. Visse mille vite, da deputato di opposizione sotto il fascismo a esule politico durante il regime, da combattente nella resistenza spagnola e organizzatore di quella etiope a prigioniero a Ventotene, da fautore dell’unità sindacale a leader della Federazione Sindacale Mondiale. (...)

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Padre indiscusso di un Sindacato libero, ma al contempo organico alla politica, più volte dimostrò acutissima intelligenza e lungimiranza.
Ad esempio fu tra i primissimi a denunciare le leggi razziali intravedendo in esse lo sterminio degli ebrei, mentre in molti le definivano “blande” rispetto alle successive scelte tedesche; in quegli anni fu tra gli unici discostarsi dalla visione comunista filosovietica, che vedeva nella socialdemocrazia un nemico al pari del fascismo; ma ebbe anche a comprendere che la sinistra doveva fare lo sforzo di tenere insieme tutte le sensibilità discendenti anche da famiglie politiche differenti.
Fu proprio per una di queste posizioni divergenti dalla linea del PCI e di Togliatti, che nel 1956 venne allontanato dal Partito anche su pressioni sovietiche.
Di fatti, a seguito dei fatti di Ungheria, la CGIL uscì pubblicamente con una posizione compatta a favore dei lavoratori ungheresi.
Anni dopo si scoprì che in confidenza avesse detto: “L'Armata Rossa che spara contro i lavoratori di un paese socialista! Questo è inaccettabile! Quelli sono regimi sanguinari! Una banda di assassini!”
A poco più di un anno da questi accadimenti, Di Vittorio venne stroncato da un infarto poco dopo la fine di una riunione sindacale a Lecco. Il suo lascito, per quanto mi riguarda, è qualcosa di gigantesco". Paky Tiani