FRANCO GABRIELLI: IL SALUTO DEL NUOVO CAPO DELLA POLIZIA

FRANCO GABRIELLI: IL SALUTO DEL NUOVO CAPO DELLA POLIZIA

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Rinnovo a Lei Signor Ministro, e per il Suo tramite al Governo del Paese, i miei più deferenti ringraziamenti per la fiducia accordatami, fiducia che onorerò con tutto me stesso. Le assicuro, fin d’ora, che, fatta salva l’irrinunciabile esigenza di manifestarLe sempre il mio pensiero, anche qualora fosse di contrario avviso, ogni Suo ordine, ogni Sua direttiva, nel rispetto della Legge, troveranno puntuale esecuzione in me e nella squadra della Polizia di Stato, componente essenziale di quella che Lei giustamente e orgogliosamente chiama la “Squadra Stato”. Mi permetta, Signor Ministro, di aggiungere i ringraziamenti a quanti hanno permesso a me, oggi, di raggiungere un così alto Ufficio; a tutte le donne e a tutti gli uomini che mi hanno accompagnato e sostenuto in questi anni, dal VI Reparto Mobile di Genova, alle Questure e Prefetture in cui ho esercitato, a vario titolo, la mia funzione di comando, al Dipartimento della PS, all’Intelligence come al Dipartimento della Protezione Civile. Lo debbo principalmente a loro se sono qui oggi. Un grazie commosso ai miei Maestri, che non necessariamente sono stati i miei Superiori, soprattutto a quelli che oggi non sono più tra noi. Voglio ricordare con Voi Antonio Manganelli, indimenticabile fraterno amico, che per oltre 20 anni mi ha apprezzato, valorizzato e sempre tutelato nei momenti difficili. Un pensiero riconoscente a tutti i nostri caduti alla cui memoria e al cui esempio impronterò ogni mia azione, certo che solo nel rispetto della nostra migliore storia sarà possibile costruire il futuro che auspichiamo. Grazie ai miei familiari che, spesso in silenzio e sopportando le inevitabili ricadute di un lavoro assorbente e totalizzante, mi sono stati vicino e mi hanno spronato e in particolare ai miei genitori – Edi e Franino – che mi hanno insegnato il rispetto degli altri e il valore dell’onestà sopra ogni cosa. Un invito rivolgo alle nostre Organizzazioni Sindacali, irrinunciabile conquista della Riforma dell’81, perché ci sia sempre dialogo e confronto con l’obiettivo prioritario della tutela della nostra gente e dell’Amministrazione che noi tutti, con varie e diversificate responsabilità, rappresentiamo, convinto che la nostra missione non debba mai essere la salvaguardia di interessi particolari ma il perseguimento del bene comune e la sicurezza dei nostri concittadini. Ma dovremo essere noi stessi i primi a saper giudicare con rigore e severità chi infanga la propria divisa, vanificando il lavoro e il sacrificio dei più. Chi sbaglia deve pagare, a partire da quelli che hanno compiti di maggiore responsabilità. Ai colleghi delle altre Forze di Polizia, nel mio ruolo di Direttore Generale di Pubblica Sicurezza, assicuro una visione d’insieme e un conseguente approccio sistemico, convinto come sono che le diverse “giubbe”, espressione di storie, tradizioni, culture e competenze diverse, siano un arricchimento e non un motivo di contrapposizione, essendo ormai un dato acquisito che i nostri concittadini non sono più disposti a sopportare anacronistiche competizioni ma pretendono risposte tempestive ed efficaci che solo una sinergica azione può garantire. Signor Ministro, la Polizia di Stato, al pari di tutta la Pubblica Amministrazione, sta per vivere una stagione di profonde trasformazioni e credo che il modo più corretto per affrontarle vada ricercato in un coraggioso processo di innovazione. Innovazione intesa non come un’operazione di facciata, tanto appariscente quanto effimera, bensì come un percorso profondo e meditato di cambiamento che per incidere realmente deve trovare il convinto consenso e coinvolgimento di chi di quel cambiamento dovrà essere protagonista. Un cambiamento che non potrà prescindere da una sempre più accentuata nostra presenza sul territorio e dalla riaffermazione del nostro ruolo di Autorità di Pubblica Sicurezza, vero elemento distintivo del nostro essere forza di polizia. Agli oltre centomila appartenenti alla Polizia di Stato assicuro che spenderò ogni istante del mio mandato per rappresentarli adeguatamente, stando davanti a loro in tutte le battaglie per difendere la loro dignità e la loro insostituibile funzione di presidio di legalità nel nostro Paese, convinto come sono che l’Autorità si esercita servendo. Mi permetta, Signor Ministro, di concludere questo breve intervento con le parole di un filosofo e Santo a me molto caro, Tommaso Moro, martire della Verità, “Signore dammi la forza di cambiare le cose che possono essere cambiate, la pazienza per sopportare quelle che non possono essere cambiate ma soprattutto l’intelligenza di sapere riconoscere e distinguere le une dalle altre”. Ancora grazie.

Franco Gabrielli

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LE FOTO SONO TRATTE DAL SITO DELLA POLIZIA DI STATO