Il Siap si impegna anche nel sociale.

Il Siap si impegna anche nel sociale.

Bari, 14 maggio 2012 - Impegno sociale

Voglio iniziare con un' aforisma “E’ solo nell’essenza di ciò che sei che puoi trovare un senso a tutto ciò che fai” una semplice frase , ma che rivela i valori e gli impegni che assumono gli uomini che indossando la divisa ; gli uomini che compongono il SIAP costantemente impegni nella tutela il lavoro che questi “angeli in divisa” quotidianamente operano rischiando la vita sul territorio sempre in prima linea a fianco dei cittadini . Oggi la crisi impegna di più il sindacato, infatti, il sindacato, non può svolgere più e solo il ruolo di fervido custode delle conquiste del passato. Anche il sindacato è chiamato e dovrà essere chiamato a nuove sfide e soprattutto ad un ruolo più attivo, propositivo, da attore protagonista nel mondo del lavoro e affinché possa assumere questo ruolo, è necessario non un restyling , ma una profonda riforma che possa restituirgli un ruolo centrale.
Questo triangolare di calcetto solidaristico che il SIAP ha organizzato con le rappresentative di calcio delle associazioni " I GIARDINI DI ABELE" e della "AUXILIUM" che agiscono nell'ambito del recupero sociale di categorie disagiate lo fa per promuovere la comprensione e il sostegno dello Sport sano come motore per un cambiamento sociale positivo. Questo si basa sulla premessa che lo sport è un diritto fondamentale di tutte le persone, e che non dovrebbe essere considerato come un fine ma piuttosto come un mezzo per migliorare la società.
Negli ultimi anni , la crisi economica è diventata un elemento fondamentale del discorso pubblico: non solo caratterizzata e condizionata da gran parte delle scelte politiche , ma su di essa si concentrano articoli , trasmissioni televisive , confronti pubblici. Quotidianamente si assiste alla “sagra” delle parole , anzi dell’immoralità delle parole dette ,proclamate e non proclamate . Il cambiamento passa attraverso la testimonianza , non la pratica , la coerenza fra il dire ed il fare a tutti i livelli : nella vita delle persone , nelle associazioni , nelle imprese , nelle comunità , nelle istituzioni . Il mondo che ci stiamo lasciando alle spalle ha chiuso la sua epoca con una girandola di affermazioni consumate nel momento stesso in cui venivano fatte , cui si è proteso di assegnare una funzione taumaturgica , naturalmente fallace e mendace. Un vero e proprio trionfo delle parole vuote.
È invece necessario affermare come doverosa una coerenza del fare , che sposta il tema verso il lavoro e la responsabilità sociale. L’associazione del lavoro alla mera sopravvivenza , alla dimensione monetaria , risulta oggi debole perché lo identifica solo come una tragica necessità , per cui se si riesce ad avere il necessario anche in altre maniere si può esserne esonerate. Oggi il mito del denaro facile si è inserito con forza nel tessuto sociale : dalla speculazione al gioco , passando per la ricerca del successo mediatico a tutti i costi pur di guadagnare , fino ai comportamenti trasgressivi ed illegali.
Il concetto di crisi fa riferimento ad una situazione di passaggio da condizione ad una nuova , diversa dalla precedente , nella quale risultano mutate i presupposti , i contesti , i valori di riferimento ed i comportamenti. E’ in crisi un adolescente nel passaggio verso la gioventù , nel quale si trova disorientato , non sa darsi ragione di senso tanto da assumere talvolta comportamenti trasgressivi , finchè non giunge , quasi senza accorgersene , in un nuovo stato , per cui si dice che è maturato , che è diventato adulto. Lo stesso vale per le imprese che vedono finire un ciclo di vita , ad esempio per l’obsolescenza di un loro prodotto ; si impegnano con fatica fino a quando trovano una nuova situazione produttiva , diversa dalla precedente , migliore o peggiore a secondo delle capacità che il gruppo dirigente ha avuto nel comprendere e gestire il cambiamento. Da molte parti è stato sottolineato che dalla crisi non si potrà uscire rimanendo uguali a prima , dobbiamo renderci conto che ognuno di noi dovrà rimettere in discussione il proprio modo di vivere , per gestire un cambiamento inaspettato e non voluto con cui tocca comunque confrontarsi e rispetto al quale due sono le strade percorribili : lasciarsi andare sull’ondata del contesto in cui si è immersi , seguendo i modelli proposti e veicolati in particolare dai media interessati soprattutto ad accrescere il proprio share , ovvero mettere in gioco i propri convincimenti , cercando di cogliere le opportunità di crescita che la crisi offre a persone interessate a valorizzare i propri carismi e inclini a farsi parte attiva dei propri contesti. Certo gestire in positivo il cambiamento non è facile , né tutti hanno gli strumenti adatti per affrancarsi dal proprio status e aprirsi verso nuovi orizzonti. Non è facile cambiare , specie per chi viene da un periodo di diffuso e generalizzato benessere , che induce a desiderare il mantenimento dello status quo . Cambiare implica un serio esame di ciò che si è fatto e di ciò che intende fare , la messa a fuoco degli obiettivi da raggiungere , l’approntamento delle risorse da impiegare , la disponibilità a profondere impegno e sacrificio , a mettere in discussione stili di vita , modalità di uso del denaro , abitudini al consumo. Un nuovo sindacato, dunque non depotenziato, non marginalizzato , ma centrale, con poteri di intervento sul mercato del lavoro. Attivo non solo nella denuncia di ciò che non va, ma responsabile nel proporre soluzioni concrete. Certo, un ruolo del genere richiederebbe un sindacato all’altezza del compito non di certo quello attuale, il cui ruolo ed i cui metodi, a volte, fanno propendere verso domande di tipo esistenziale …
Bisogna riqualificare il ruolo del sindacato per affrontare la nuova realtà che oggi è sempre più una certezza. Con l’augurio che anche in questo caso la refrattarietà al cambiamento, che spesso ha condizionato il contesto economico e sociale italiano, venga definitivamente superata e respinta, e che questo spunto non dia il là all’ennesima rivolta ma, piuttosto, ad una rivoluzione nei modi di pensare e di operare. Il Sindacato in una società democratica è stato, resta e resterà indispensabile ,quindi, oggi più che mai non può venire meno . Deve solo avere il coraggio di cambiare adeguandosi ai tempi. Deve cambiare i rapporti che crea nel pubblico e nel privato, deve cambiare la strategia che persegue, mirata al miglior funzionamento della società e alla tutela dei diritti di tutti i cittadini e non solo dell’insieme degli iscritti o di una sua parte, deve cambiare la tattica adottata a tutti i livelli per l’attuazione della predetta strategia, deve sganciarsi da ogni carrozzone politico . E’ quanto gran parte dei cittadini si aspetta da un Sindacato perché possa essere ritenuto ...”credibile” nella sua serietà.
Il Sindacato non può e non deve adoperarsi per far riempire gli uffici e l’apparato amministrativo di enti e aziende con quadri e dirigenti di scarsa competenza e capacità, il cui unico titolo posseduto è l’iscrizione al Sindacato. Così facendo soddisfa solamente le immeritate aspirazioni di pochi e danneggia la collettività nel suo complesso, appesantendo molto quegli uffici ed apparati amministrativi, rendendoli più costosi, meno efficienti, difficilmente gestibili. L’immagine di una burocrazia asfittica e inefficiente, di un apparato produttivo che non riesce a adeguarsi ai tempi, e si riflette negativamente sui diritti di tutti i cittadini utenti, infatti, non è data dalla massa dei dipendenti che fanno più o meno bene il loro lavoro d’ufficio, ma da quella minoranza che non lo fa ed è intoccabile, anzi premiata da una miope, ottusa e assurda tutela sindacale. Il Sindacato, così facendo, viene meno alla sua stessa ragione di essere. E’, quindi, indispensabile che il Sindacato riesca a capovolgere il rapporto di tutela, là dove occorre, sapendo che, così facendo, la sua necessità sociale d’essere, esce rafforzata nel giudizio dell’opinione pubblica e nel rapporto aziendale, anche se è costretto a perdere alcuni iscritti. Il peso e la forza di un Sindacato non dipendono solo dalla numerosità degli aderenti, ma anche e soprattutto, dall’impegno del Sindacato nel rispetto delle norme morali, oltre che legislative, che regolano una ordinata società. “Leges sine moribus vanae” dicevano i nostri padri; il detto vale ancor più oggi, in una società complessa e soggetta a rapidi e profondi mutamenti per il continuo e inarrestabile progresso tecnologico e l’innovazione che ne consegue.

Il Segretario Generale Regionale

Francesco TIANI