LA RIVISTA DEL SIAP

LA RIVISTA DEL SIAP

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 Non possiamo che annotare ancora una volta, quanto la doppiezza e la furbizia abbiano penetrato quel che Max Weber definì il “ceto politico”. Si ha la sensazione che le riforme per rilanciare il Paese, siano serventi a garantire la longevità di deputati e senatori, che sono stati nominati parlamentari dal capo corrente dei partiti di riferimento, tranne qualche fortunato che, incidentalmente, ha vinto le primarie. A conforto di quanto vado affermando, basta analizzare l'attività parlamentare di quest’ultimo mese per rendersene conto. La legge elettorale congedata dalla Camera e approdata in Senato, è il frutto di un’alchimia politica degna dei compromessi del periodo buio della prima Repubblica, dobbiamo riesumare un filosofo e politico controverso come Nicolò Machiavelli per giustificare scelte e alleanze indigeste sulle riforme costituzionali, in particolare quella elettorale, la cui filosofia politica e morale sono sintetizzate nella massima attribuita al pensatore fiorentino, che “il fine giustifica i mezzi”, coincidenze della storia. Che l'Italia sia il fanalino di coda dell’Europa in tema di riforme e diritti non fruibili da cittadini e lavoratori è dato acquisito. Quello che non si comprende è perché non abbiamo guardato alle riforme che hanno funzionato in paesi più avanzati di noi e orientato le politiche pubbliche di conseguenza. Se avessimo l’umiltà di guardare ad altre esperienze, eviteremmo i penosi dibattiti sulla differenza di genere e l’alternanza nelle liste elettorali, argomenti che rappresentano la cartina al tornasole di un paese arretrato sul piano culturale e del rispetto che si deve a ogni persona, non c’è bisogno di una legge per riaffermarlo, poiché è scritto nella Costituzione. Ritengo che il Parlamento così come il Governo, debbano concentrare le proprie attenzioni alle riforme per il mercato del lavoro e al reddito di pubblici dipendenti e lavoratori. Vanno create le condizioni, per rendere efficienti i servizi della pubblica amministrazione, rilanciare i centri di formazione culturale e sociale, favorire l’economia dello sviluppo e la cultura della solidarietà, in sintesi fortificare l’idea individuale e collettiva del senso del dovere e di appartenenza a una comunità. Le ambiziose e condivisibili politiche progressiste annunciate dal Premier devono essere accompagnate, a mio avviso, da un’adeguata politica dei redditi, giacché i nostri salari sono sotto la media dei paesi europei più sviluppati. In tema di sicurezza e valorizzazione delle condizioni di lavoro e retributive dei poliziotti, non abbiamo ascoltato dichiarazioni in merito, ho motivo di ritenere che l’argomento non rientri tra le priorità dell’esecutivo. Il sindacato dei poliziotti dovrà continuare a lottare, per conquistarsi uno spazio d’interlocuzione con il Governo, al fine di evitare che non si dimentichino che esistono le Forze di Polizia, visto il corposo piano di chiusura di molti uffici. La Francia e la Germania per esempio sono le realtà più vicine a noi per una comparazione, entrambe sono significativamente più avanti, non solo in materia di parità di genere, ma anche per i trattamenti retributivi e previdenziali dei pubblici dipendenti e soprattutto dei poliziotti. In sintesi, siamo stanchi della stucchevole ipocrisia di cui sono intrisi i dibattiti sulla parità di genere, ma di adeguamento degli stipendi dei lavoratori pubblici e dei poliziotti alla media degli stipendi europei, dovrebbero discutere deputati/e e i partiti nel dibattito aperto in tema di riforma del lavoro e P.A., piuttosto che farci assistere a penose lotte per la conservazione dei privilegi del potere. Evidente il tentativo di composizione “ex officio” dei soliti noti per i listini bloccati previsti dalla nuova legge elettorale.