Previdenza - Aggiornamento pensioni per recupero inflattivo

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che in una nota dichiara la firma di Giancarlo Giorgetti e Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro e delle politiche sociali, a un decreto che dispone la misura. «L’aumento, che verrà riconosciuto nelle modalità previste dalla normativa — spiega il ministero — è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 7 novembre 2023». Tutti gli scaglioni saranno ricalcolati in base al minimo Inps 2023, pari a 567,94 euro e, secondo i calcoli, gli aumenti arriveranno fino a un massimo di 122 euro (quindi un’applicazione totale dell’indice di perequazione) per gli assegni fino a quattro volte il minimo. Inoltre, sono attribuiti entro il limite maggiorato con quota di rivalutazione: ciò significa che alle pensioni a cavallo tra due scaglioni, si applica quello più conveniente.

 Vediamo cosa cambia per i sei scaglioni attualmente in vigore

Pensioni 4 volte il trattamento minimo

La pensione minima 2024 dovrebbe arrivare a 598,61 euro. A questo valore, poi, si andrà ad aggiungere la super rivalutazione dei trattamenti minimi annunciata dal governo. L’assegno sociale, attualmente pari a 503,27 euro (in base alla rivalutazione provvisoria del 7,3% applicata nel 2023), salirà a 507,02 applicando l’indicizzazione definitiva dell’8, 1% e, con l’aggiunta del 5,4%, nel 2024 arriverebbe a 534,40 euro. Le pensioni fino a quattro volte il minimo, cioè circa 2.272 euro lordi mensili, si applica il 100% dell’indice di perequazione (+5,4%). Ciò significa, ad esempio, che ad un trattamento pari a 2 mila euro lordi al mese si andranno ad aggiungere 108 euro al mese nel 2024. Il tetto massimo delle quattro volte il minimo, invece, salirà a 2.394,69 euro.

Pensioni da 2.272 a 2.840 euro

Le pensioni fra quattro e cinque volte il minimo, che quindi si trovano in un range fra 2.272 e 2.840 euro lordi mensili, avranno il prossimo un adeguamento all’inflazione pari all’85% dell’indice confermato dal decreto del Mef. In percentuale si traduce in un +4,59%. Facciamo un esempio: un trattamento di 2.500 euro al mese, salirà a 2.614,75 euro con una crescita di 114,75 euro al mese. Il tetto massimo sale a 2.970,64 euro lordi (+130,35 euro).

Trattamenti fra 5 e 6 volte il minimo

Chi ha redditi tra cinque e sei volte il minimo (da 2.849 a 3.308 euro), ha diritto a recuperare 53% della quota di indicizzazione all’inflazione. Quindi, l’aumento si attesta al 2,86%. Il tetto massimo, così, sale di una cifra pari a 97,57 euro fino a 3.405,57 euro lordi al mese.

Fra 3.308 e 4.545 euro lordi al mese

Chi ha pensioni da sei fino a otto volte il minimo (4.545,92 euro al mese) ha diritto a un recupero del 47% dell’inflazione, quindi al 2,54% per un aumento del cedolino al massimo di 115,37 euro (il tetto sale a 4.661,29 euro).

Pensioni fra otto e 10 volte il minimo

Per le pensioni fra otto e 10 volte il trattamento minimo (4.545-5.679 euro lordi mensili), l’indicizzazione è al 37% della quota del 5,4% per adeguamento all’inflazione (cioè 1,99%). Ciò significa che nel 2024 i pensionati appartenenti a questa fascia avranno diritto a un recupero massimo di 112,96 euro. Ad esempio, su un assegno di 5 mila euro lordi, si aggiungeranno 99,50 euro portando il totale a quasi 6 mila euro (precisamente a 5.099,50 euro lordi).

Oltre 10 volte la pensione minima

Infine, chi ha pensioni oltre le dieci volte il minimo avrà una percentuale sull’aumento dei prezzi del 22% quindi solo l’1,19% a fronte di un’inflazione nel 2023 valutata al 5,4%. Se si ha un assegno lordo da pensione da 7 mila euro al mese si avrà un aumento di 131,6o euro sempre lordi per un totale di 7.083,30 euro.

 

 

Fonte: Corriere della Sera del 26/11/2023

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