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Questa disposizione, non ovunque integralmente applicata, seppur orientata a uniformare la qualità dell’offerta formativa, rischia di penalizzare in modo significativo il personale delle Forze di Polizia, il cui servizio è caratterizzato da turnazioni irregolari, aggregazioni, missioni operative, servizi di ordine pubblico e scorte.
In questo contesto, la possibilità di sostenere esami online ha rappresentato una concreta opportunità per conciliare l’impegno lavorativo con il diritto allo studio, senza gravare sull’organizzazione del servizio né compromettere la continuità formativa.
Molti colleghi hanno scelto di iscriversi a università telematiche proprio perché garantivano, al momento dell’immatricolazione, l’intera fruizione del percorso accademico a distanza, inclusi gli esami.
Tale scelta è spesso accompagnata da rilevanti sacrifici economici, considerando le rette universitarie a carico dello studente, e la previsione ora di dover sostenere ulteriori spese per raggiungere sedi d’esame lontane – in alcuni casi diverse centinaia di km – rappresenta un aggravio finanziario aggiuntivo non previsto, a cui può risultare difficile fare fronte, che rischia di vanificare l’investimento formativo già avviato.
Giova rilevare, inoltre, che sebbene esistano i permessi studio, molti colleghi hanno scelto di non usufruirne, preferendo studiare nei momenti liberi dal servizio, per non depauperare ulteriormente le ormai spesso scarse risorse operative ed anche, inutile ignorarlo, per non rinunciare al sostegno economico costituito dagli emolumenti accessori e dalle varie indennità previste.
Sostegno economico necessario anche per affrontare le spese connesse alla frequenza dei corsi universitari, la cui forzata rinuncia per sostenere un esame in presenza costituisce un doppio danno finanziario ed organizzativo.
L’ipotesi di cambiare ateneo per sceglierne uno con sede nella propria città non è una soluzione praticabile per chi è già al secondo o terzo anno: i piani di studio non sempre coincidono, ed il riconoscimento dei crediti non garantisce la prosecuzione lineare del percorso comportando un allungamento dei tempi di laurea ed ulteriori costi.
A nostro giudizio, inoltre, una tale imposizione risulta in aperto contrasto con i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana, che non solo riconosce ma tutela con fermezza i diritti di ogni cittadino a conciliare lavoro e formazione (artt. 34, 35 e 36); in questa cornice costringere il personale in divisa a rinunciare alla formazione ovvero sostenerla a caro prezzo, dopo averla avviata con modalità telematiche, appare non solo iniquo ma anche in contrasto, nello spirito e nella sostanza, con i principi costituzionali richiamati.
Alla luce di quanto sopra, appare opportuno e necessario adottare ogni utile e urgente iniziativa volta a richiedere l’adozione di una deroga strutturale per i lavoratori in divisa già iscritti a corsi universitari telematici consentendo loro, ove questo non avvenga, di completare il percorso accademico con le modalità previste al momento dell’iscrizione.
Solo così si potrà evitare una disparità di trattamento e garantire continuità, equità e rispetto per le scelte formative già intraprese.
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