Lettera aperta segreteria provinciale Bologna


Silenzio. In queste situazioni la cosa migliore è non parlare, lasciare che gli eventi scorrano e facciano il proprio corso. Silenzio. Un silenzio imperativo, necessario, utile, non parlare però non significa non dover riflettere, esternare, valutare, farsi una propria idea ed è per questo che nonostante tutto siamo qui ad abbattere quel muro. Chi si aspetta una difesa verso chi allo stato attuale dei fatti non può essere minimamente difeso resterà deluso, è un luogo comune che il sindacato difende gli indifendibili perché un sindacato, proprio perché specificatamente di polizia, non può e non deve permettersi di entrare nel merito di vicende dolorose e distruttive ma riflettere doverosamente in maniera franca a maggior ragione a inchiesta ancora in corso. Così come è un dovere chiedere da questa nostra posizione rispetto anche in virtù di una riservatezza che deve esistere per tutti e non solo per alcuni, riservatezza che viene meno grazie a boutade giornalistiche che hanno il sapore del gossip e non dell’informazione. Speculare, ecco la parole giusta, perché non si può speculare, ad esempio, sul dolore di una madre come non si può speculare su presunte e indimostrabili tensioni interne che non solo non esistono ma che alla notizia, alla reale tragedia che si è abbattuta sulla Questura di Bologna, a nulla servono se non semplicemente a parlare della vicenda stessa e non a chiarire fatti gravissimi che ci colpiscono moralmente tutti, nessuno escluso. Speculare su amici, parenti, persone affettivamente legate a noi e al nostro mondo non è giornalismo ma solo un malinteso senso del diritto di cronaca in virtù del quale tutti i network dell’informazione credono di poter dire ciò che vogliono. Questo non lo tolleriamo e da questo sistema ci vogliamo dissociare. Qualcuno, forse, starà pensando di trovarsi sotto il tiro incrociato di un istituzione verso un'altra istituzione, la verità è che forse è solo necessario riflettere su cosa è imperativo fare per prevenire catastrofi di questo genere senza ledere in maniera così massiccia quel rapporto di fiducia tra l’istituzione polizia e la cittadinanza. Un esercizio non facile che necessita di tempo, onestà intellettuale, giusto pragmatismo ma anche vera volontà di riprendere le redini di un sistema nazionale e non solo locale che forse sempre più sta mostrando i suoi limiti delegando, forse troppo, a quel concetto per cui essendo la responsabilità penale personale, se qualcosa accade, in fondo, sarà solo il singolo a pagarne le conseguenze. Mai visione come questa può essere più sbagliata. Chi indossa la divisa, riprendendo una frase del nostro Signor Questore, se sbaglia, sbaglia due volte ma non ci si può ridurre a questa elementare nozione che peraltro condividiamo. Un visione che due volte in più viene però fatta pesare dai media sulla pelle dei poliziotti in maniera eccessiva. A questo bisognerebbe aggiungere il fatto che ormai, per troppe ragioni, ogni singolo operatore è abbandonato a se stesso e che troppe volte il sistema non riesce, anche per ristrettezze umane ed economiche, a sopperire a quelle necessità basilari idonee a rendere sempre più e sempre più spesso un servizio al cittadino puntuale e trasparente. Ed a seguito di questa bufera che noi tutti dobbiamo fermarci e riflettere cercando di capire con determinazione perché accade, cosa si può fare per evitare certi disastri ma soprattutto come prevenire che certi cicloni si abbattano in maniera devastante su una Questura come quella di Bologna già enormemente provata da ignobili e lontani fatti. Il nostro pensiero quindi va a quei cinque colleghi nella bufera affinché, se colpevoli, paghino solo per quello che hanno fatto davvero ma se innocenti, come ci auguriamo, che possano presto far trionfare la verità e la giustizia senza dover subire speculazioni giornalistiche e chiacchiere populiste volte semplicemente a demolire la figura del poliziotto.
Una figura la nostra che in un contesto storico e sociale come questo deve godere della massima fiducia e sostegno di tutte le parti sociali e non solo del sostegno, dell’incredulità o del dolore di tutti noi a nostra volta colpiti, distrutti, demonizzati e demoralizzati da imputazioni così gravi e così infamanti.

                                                                                                                                                     La Segreteria Provinciale

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