DON PINO PUGLISI: LA BEATIFICAZIONE DI CHI HA LOTTATO PER LA LEGALITA\'

DON PINO PUGLISI: LA BEATIFICAZIONE DI CHI HA LOTTATO PER LA LEGALITA'

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Il 26 maggio si è celebrata la Beatificazione del Servo di Dio don Giuseppe Puglisi, figura nota non solo nella sua Sicilia, ma in tutta la penisola per l'impegno profuso in prima linea contro la mafia, portandolo al martirio.  Giuseppe nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio, Carmelo, e di una sarta, Giuseppa Fana. Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953, a soli 16 anni, e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960 nella chiesa-santuario della Madonna dei Rimedi. I primi anni di sacerdozio è nominato viceparroco in diverse parrocchie palermitane e insegnante di religione nelle scuole medie e superiori dal 1962 all’anno della sua morte, il 1993. Sin dall’inizio del suo apostolato tra la gente, manifesta una particolare attenzione al mondo giovanile e alle problematiche sociali legate alla presenza della malavita nei quartieri più degradati della città. In seguito al Concilio Vaticano II, iniziato nel 1962 e terminato nel 1965, dopo averne seguito con attenzione tutti i lavori, si presta a diffonderne i documenti tra i fedeli con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo, piagato da una sanguinosa faida tra le casate del luogo. Vi rimarrà per otto anni, fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie tra di loro grazie alla forza del perdono. Nello stesso periodo si impegna a favore dello “Scaricatore”, un’altra zona degradata della periferia orientale della città, collaborando con le realtà sociali del posto. Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e, dal 5 febbraio 1986, diviene direttore del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Si dedica agli studenti del Centro con grande passione e notevoli capacità pedagogico-educative anche realizzando una serie di “campi scuola” formativi. Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco in favore di ragazze-madri in difficoltà. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, nel quartiere dove era nato e cresciuto e di cui conosceva profondamente le problematiche e le dinamiche interne. Proprio per venire in aiuto ai tanti ragazzini che, abbandonati a se stessi, venivano reclutati come manodopera dalla criminalità locale, il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa così il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere; appoggia anche le rivendicazioni di un gruppo laico del luogo denunciando collusioni e malaffari. Per tutte queste sue iniziative, subisce pesanti minacce e intimidazioni, fino a pagare con il sangue. La mafia lo uccide davanti al portone di casa intorno alle 20,45 del 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno. Sulla base delle ricostruzioni, don Pino era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall’automobile, si era avvicinato alla porta della sua abitazione. Gli assassini, fingendo una rapina, si sono avvicinati e gli hanno sparato alla testa secondo un modus operandi tipico delle esecuzioni mafiose. Don Pino accoglie con un sorriso i suoi assassini dicendo che li stava aspettando. I funerali si sono svolti il 17 settembre 1993; sulla sua tomba, nel Cimitero di Sant’Orsola a Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Il 2 giugno qualcuno mura il portone del centro “Padre Nostro” con dei calcinacci, nel tentativo di intimidire anche i suoi collaboratori, intenzionati a proseguire l’opera del fondatore. Nel giugno del 1997 viene arrestato a Palermo uno dei due killer, Salvatore Grigioli che, poco dopo, inizia a collaborare con le Forze dell’Ordine confessando 46 omicidi eseguiti per Cosa Nostra; ammette anche quello di don Puglisi compiuto insieme ad un altro assassino, Gaspare Spatuzza. Questi, nel suo memoriale, descrive gli ultimi minuti di vita del sacerdote che, nonostante avesse capito tutto, guarda con dolcezza i propri carnefici. Spatuzza rimane così colpito dall’amore e dalla pace trasmessogli dallo sguardo del sacerdote che nel 2000 si dissocia dalla mafia e comincia un cammino di conversione. I mandati dell’omicidio infine sono i fratelli Graviano, Filippo e Giuseppe, capi mafia della zona, condannati entrambi all’ergastolo. L’omicidio è stato commissionato perché don Puglisi “non ha intenzione di sottostare alle regole di Cosa Nostra”. Analizzando a posteriori la sua opera, è evidente l’impegno concreto e costante del sacerdote contro la criminalità, impegno che divenne ben presto proverbiale. Uno dei suoi pensieri più noti a proposito, è un invito alla gente e alle istituzioni scevro da qualunque ipocrisia: “E’ importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti”. Don Pino, nonostante il marciume e la povertà materiale e spirituale che aveva dinanzi, non faticava a scovare il bene nei suoi fratelli asserendo con convinzione che “Nessun uomo è lontano dal Signore. Lui è vicino, senz’altro, ma il Signore ama la libertà. Non impone il suo amore, non forza il cuore di nessuno di noi. Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. E bussa. Quando il cuore è pronto si aprirà”. Sono stati senza dubbio profetici i pensieri di don Puglisi riguardo al martirio cristiano: “Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate San Paolo: ‘Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo’. Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita”. In virtù dei suoi molteplici meriti, il 15 settembre 1999 l’allora arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi ha aperto ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio. Il 28 giugno 2012 papa Benedetto XVI, durante un’udienza con il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha concesso la promulgazione del decreto di beatificazione per il martirio in odium fidei vale a dire “in odio alla fede”. Nel darne notizia l’arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, annunciò: “La Chiesa di Palermo, nelle sue molteplici componenti, sotto la guida del suo Pastore, intende adesso più decisamente ispirarsi alla nobile figura di Padre Pino, che con il suo esempio e con la sua morte, sprona tutti ad un rinnovato impegno per l’evangelizzazione, la promozione umana e la luminosità della vita cristiana nella nostra terra di Sicilia. Egli, nella sua missione pastorale, pur soffocata dall’azione mafiosa, ha voluto e saputo dimostrare la forza del Vangelo che è, ben oltre la morte, seme di vita nuova e di concreta speranza per l’uomo”. Questa Beatificazione è un grande segno di speranza e di incoraggiamento anche per quei tanti sacerdoti e cristiani che potranno seguirne l'esempio.

Don Aldo Buonaiuto