CONGRESSO SIAP CATANIA - RICONFERMATO ALLA GUIDA IL SEGRETARIO VENDEMMIA TOMMASO-

CONGRESSO SIAP CATANIA - RICONFERMATO ALLA GUIDA IL SEGRETARIO VENDEMMIA TOMMASO-

CONVEGNO -La riforma del sistema sicurezza nei nuovi scenari territoriali: riorganizzazione e contrattualizzazione. Cenni e proposte

 http://catania.livesicilia.it/2016/05/28/vendemmia-rieletto-segretario-serve-riforma-della-sicurezza_379796/

http://www.metroct.it/vendemmia-riconfermato-segretario-del-siap/

http://www.newsicilia.it/cronaca/cittadini-poliziotti-allvii-congresso-siap-tema-caldo-sicurezza-territoriale/155500

la relazione del segretario

Il Sistema Sicurezza Italia
di Tommaso Vendemmia

Con l’inizio della recessione e della successiva crisi economica, le politiche di razionalizzazione della spesa pubblica hanno pesantemente colpito il sistema statale con particolare incisività sulla Sicurezza del territorio e dei cittadini. La macchina della giustizia, in particolare, come quella della prevenzione, ha dovuto sostenere un peso notevole, prodotto dai tagli che hanno costretto i Governi e il Parlamento ad interventi drastici sul piano economico degli investimenti e soprattutto sul piano normativo. I vari provvedimenti, oltre a limitare al minimo le risorse, hanno prodotto un blocco dei turn over e il conseguente innalzamento dell’età pensionabile dell’intero comparto sicurezza e difesa che, se nel complesso non ha subito traumi immediati, nei singoli corpi dello Stato, ha indubbiamente prodotto un indebolimento operativo delle attività in un momento di maggiore richiesta dei cittadini. Giova ricordare che molti provvedimenti sono stati affiancati da atti che hanno modificato aspetti della detenzione e dell’ordine pubblico proprio nei momenti di massima tensione. Quindi nel periodo di massima richiesta del territorio, le due forze di Polizia ad ordinamento generale, affiancate dalla Guardia di Finanza e dai Vigili del Fuoco hanno dovuto sostenere uno sforzo certamente non adeguato, con effetti mediatici sicuramente negativi..

Un settore dello Stato molto tecnico, strategico per lo sviluppo del territorio, affrontato con un ampio politichese e provvedimenti superficiali. La sensazione è che un po’ tutti hanno confuso gli obiettivi e le strutturazioni che compongono questo enorme comparto chiamato sicurezza e difesa.

In Italia, non si è ancora abbandonato il sistema sicurezza/militarista, unendo la sicurezza del territorio a quello della difesa della nazione. In Parlamento, per esempio, non c’è traccia di commissione parlamentare specifica che si occupi degli affari interni e della sicurezza. Un concetto assai remoto, fare di tutto un fascio, militari e poliziotti. A conferma di ciò, guarda caso, negli ultimi anni, si sono usati slogan di incentivazione al voto dei partiti, anche con immagini di poliziotti e carabinieri di quartiere, seguiti da interventi mirati a dare più sensazione di sicurezza ai cittadini con operazioni militari, quali: strade sicure, presidi di militari, militari addestrati per i servizi di ordine pubblico, l’acceso alle FF.OO. solo dalle leve militari, ecc.
Insomma si va verso quale direzione?

Anche gli argomenti di cronaca sono diventati mezzo di propaganda politica, utilizzando a favore o al contrario temi che riguardano poliziotti o carabinieri. Si passa infatti dalle estremizzazioni del G8 di Genova alla magnificazione di semplici gesti come togliersi il casco in O.P. da parte del singolo poliziotto. Uno Stato dovrebbe scegliere a chi affidare la sicurezza interna e soprattutto stabilire regole chiare avendo la capacità di controllare il sistema.

Spesso taluni annunciano accorpamenti tra Polizia e Carabinieri, smentito poi seccamente dai vertici dei corpi, oppure c’è chi invoca più coordinamento tra i corpi di polizia, senza specificare o normare il coordinamento. I Carabinieri e la Polizia sono coordinati, almeno in base ai principi di buona cooperazione tra due forze di sicurezza e nel rispetto dei loro ruoli.
Ma non è questo il punto, il vero problema è che i ruoli e le competenze sono diverse. Il fatto che nelle città, nei paesi, nelle attività quotidiane gli uni copiano gli altri o fanno operazioni congiunte è uno spreco! E ancor di più la logistica per mantenerli. In uno dei tanti interventi sulla spending review, il dott. Cottarelli giustamente osserva: “ma la Guardia di Finanza, che secondo lui è una Polizia finanziaria, perché ha reparti antisommossa? Nessuno si stupisca se abbiamo un apparato militare che svolge funzioni di polizia tributaria, unico al mondo. Ma allora perché a Milano la polizia locale ha gli elicotteri e reparti antiterrorismo pur non avendo funzioni di Polizia?

La spesa pubblica e i costi per la sicurezza in Italia hanno numeri significativi, tanto da porci quale Stato con una spesa superiore in rapporto agli altri partner europei.
Nessuno però mette in conto che, dalla vasta platea di operatori che compongono ben 5 forze dell’ordine statali, due locali oltre ad apparati militari utilizzati allo scopo, nel territorio se ne utilizzano solo due. La verità è che il peso della prevenzione e repressione dei reati e aggiungo accoglienza profughi, in questo paese è esclusivamente affidato a Polizia e Carabinieri, mentre il peso amministrativo, dell’immigtazione e dell’ordine pubblico alla sola Polizia. Ma vi è di più, la dislocazione territoriale è di presidio, quindi le forze di polizia che oggi più di prima devono essere mobili e dinamiche sul territorio, continuano a presidiare le caserme (stazioni carabinieri)

Ma effettivamente cosa vuole il cittadino e quali esigenze abbiamo noi operatori di Polizia? Quali risposte deve dare uno Stato ?

La spending review, le carenze strutturali e le richieste sempre più pressanti provenienti dalla società, pongono la necessità di una riforma strutturale anche per questo apparato. Ma quale tipo di riforma per apparati strategici dello Stato ?

Per fare un esempio la Polizia Forestale verrà assorbita dai Carabinieri, le resistenze sono evidenti mentre l’utilità è in dubbio.

Non si tratta quindi di accorpare le forze dell’ordine, tra l’altro operazione lunga, difficile e laboriosa, ma la necessità immediata e certa è di assegnare a loro le competenze e soparttutto la certezza nella catena di comando.

Altra questione delicata si pone sul piano della giustizia e della certezza della pena che influisce negativamente sui cittadini e sulle stesse forze dell’ordine. La detenzione domiciliare e le pene sospese, in special modo per i reati c.d. predatori, trasmettono sensazioni di inefficienza e di impotenza dell’apparato di sicurezza che nel suo complesso, allo stesso tempo, sono diventati slogan negativi cavalcati da quella politica di bassa lega, pressappochista ed irresponsabile. I tempi del giusto processo, dovuto alle lungaggini prodotte dalla carenza degli organici nella magistratura e negli apparati della giustizia, spesso non garantisce la protezione dell’indagato o imputato che è “colpevole” per anni e, nei casi in cui si toccano le parti produttive del paese, lo stallo del sistema influisce sulla crescita del territorio.
Ulteriore questione è riferita alla detenzione domiciliare sempre in aumento, ma nessuno pone la questione riabilitativa e di recupero del reo. Infatti, chi è detenuto in istituti penitenziari segue programmi di recupero, mentre chi è nel proprio domicilio, oltre a rimanere nel disagio e nel contesto sociale in cui delinque, non è seguito da alcun programma riabilitativo o di recupero. Mentre aumetano i reati di evasione.

Ma allora quali soluzioni??

Una polizia moderna deve essere funzionale adatto allo scopo per cui è chiamata, quindi un processo di trasformazione che dia al corpo un modello contrattuale specifico e non di massa – come avviene attualmente-
Non si può pensare che un poliziotto sia un semplice impiegato, egli non espleta le stesse funzioni, egli ha necessità di essere dotato di strumenti normativi ed economici specifici ed immediati. Quindi un corpo snello ed efficace con ruoli definiti per i compiti a cui è chiamato a rispondere: funzioni di Polizia Giudiziaria e di sicurezza.
Sarebbe quindi necessario eliminare le decine di qualifiche che limitano la professionalità che oggi, si confronta con una società globalizzata e di gran lunga più esigente, per dare una risposta altamente qualificata. Pochi agenti e tanti ufficiali di P.G. questa è l’attuale esigenza, agenti di sicurezza e Ufficiali di PS, queste sono le esigenze della collettività, e soprattutto, ridare vitalità alle forze dell’ordine fornendo ai loro appartenenti reali possibilità di crescita professionale, sociale ed economica senza condannarli, com’è accaduto fin ora, specie nell’ultimo ventennio, ad una stagnazione totale e tombale. Il modello contrattuale deve contenere la possibilità di concertare con le OO.SS. di categoria, strumenti adeguati e risorse finanziare certe ma anche norme chiare e modelli di intervento operativo.
Contratti triennali capaci di decidere quali interventi siano più idonei per dotare le FF.OO. di strumenti più adatti agli scenari territoriali oltre a creare standard di formazione e addestramento elevato ed unico. E’ indispensabile introdurre valide norme di impiego non operativo, per una maggiore funzionalità amministrativa, con carichi di lavoro adeguati ed efficaci per l’efficienza pubblica, necessario per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile e per mantenere esperienza ed impegno. Non è utile a nessun cittadino avere la stazione dei carabinieri o il commissariato di polizia con pochi operatori e di età avanzata, non si può certamente chiedere un alto standard di sicurezza. Se non si comprende bene il lavoro del poliziotto non si potranno fare interventi funzionali e specifici. Il dispositivo contrattuale, la specificità sono quindi indispensabili per dotare questo apparato di strumenti idonei e vicini alle esigenze dei cittadini. Ciò non può prescindere dalla concertazione con le rappresentanze del personale, oltre che un modello di condivisione di scelte strategiche senza che ciò debba necessariamente intaccare le scelte operative dell’Autorità di P.S.

Il Siap è un sindacato propositivo e per questo, azzardo spunti per questa assemblea e gli autorevoli ospiti…

La Guardia di Finanza dovrebbe essere impiegata sono ed esclusivamente per i reati finanziari, quindi gli apparati formati per il contrasto alla criminalità dovrebbero essere riassorbiti e utilizzati, per capacità ed esperienza, nel contrasto della criminalità finanziaria.
Questa soluzione sarebbe utile per dedicarsi ad unico obiettivo: la Corruzione e l’evasione, altra emergenza sociale del paese

La Polizia Penitenziaria oltre ad occuparsi della vigilanza e gestione delle carceri, scorte detenuti, potrebbe operare per il controllo degli arresti o detenzioni domiciliari e dotare gli istituti penitenziari o i Tribunali, di apparati di detenzione temporanei, in attesa di processo per direttissima del reo, arrestato dagli organi di Polizia. Così si eliminano le competenze delle Questure, dell’Arma o della G. di F., di fornirsi di celle di sicurezza e relativi apparati di controllo degli arrestati, oltre al controllo dei domiciliari.
La problematica sulla certezza della pena deve essere affrontata, la Polizia Penitenziaria ed il Ministero delle politiche sociali potrebbero ricercale la soluzione con modelli di sostituzione della detenzione con forme di pene alternative e recupero del reo, come già accade nei maggiori paesi democratici.

Oltre alle competenze esercitate in materia di ordine e sicurezza pubblica in rispetto alla legge 121/81, la Polizia di Stato necessita di una sala operativa unica, pronta a gestire ogni intervento di soccorso richiesto dal cittadino con un numero unico ed operatori capaci di smistare e intervenire per ogni emergenza ( sanitaria, di sicurezza o di pronto intervento) in grado di inviare sul luogo il personale qualificato occorrente per l’intervento.
Questo apparato deve essere sovraordinato rispetto ai vari enti (Polizia Locale, Vigili del Fuoco, Carabinieri ecc.) e gestito dall’Autorità locale di P.S.
Il Ministro della Difesa, dovrebbe assegnare un’aliquota di personale dell’Arma dei Carabinieri per operare al servizio del Ministero dell’Interno per le attività di Polizia ( Una forma di prestito) mettendolo alle dipendenze del Questore e dell’A.G. nel caso di indagini.
In questo modo senza perdere la propria appartenenza, alcuni reparti dell’Arma dei Carabinieri sarebbero utilizzati da un’unica autorità di pubblica sicurezza che garantirebbe l’immediato intervento e disporrebbe di uomini e mezzi sufficienti per garantire sicurezza nelle città e nelle sue province (al momento nessuna stazione dei CC potrebbe essere rinforzata da operatori della Polizia ne la Polizia può istituire commissariati).
I mezzi, le strutturazioni logistiche sarebbero uniche, formando così un Polifunzionale capace di avere una dotazione organica secondo le realtà territoriali; ciò consentirebbe di evitare che sul territorio vi siano più dotazioni e doppioni tra carabinieri e polizia difficili da gestire e mantenere e poco utili per la sicurezza. Si pensi solo agli oneri di vigilanza, di confusione generata al cittadino con sovrapposizioni, soprattutto in termini di resa e dispersione di informazioni. Anche le vetture, come le divise dovrebbero essere standardizzate, poiché facili da individuare per i cittadini e soprattutto, unificandole consentirebbero un risparmio notevole negli acquisti.
Inoltre, le dotazioni individuali: armi, auto ecc. sarebbero uguali come i modelli operativi d’intervento di addestramento e di coercizione fisica. Pertanto solo i distintivi di qualifica diversi, differenzierebbero le appartenenze dei due corpi. Naturalmente la formazione sarebbe unica mentre il personale verrebbe richiamato e sostituito dall’Arma solo dopo cinque anni di permanenza alle dipendenze del Ministero dell’Interno.

Risultati :

La Polizia di Stato insieme all’Arma dei Carabinieri, avrebbe la capacità di aumentare le dotazioni organiche deputate al controllo del territorio. Naturalmente la dotazione di personale in prestito non sarebbe fatta da soli militari ma anche da ufficiali che assumerebbero le qualifiche di ufficiali di P.S. e, al pari dei colleghi della polizia, sarebbero investiti di autorità locale di P.S. dove è prevista. Le città avrebbero unici uffici con apparati misti mentre le stazioni dei CC in provincia, ove previsto diverrebbero posti di Polizia o Commissariati – autorità locali di P.S.. Tutto questo consentirebbe di avere immediatamente forze operative qualificate formate e soprattutto che conoscono il territorio. Il risparmio sarebbe notevole e comunque non comporta oneri aggiuntivi poiché tutte le dotazioni per il controllo del territorio sarebbero e sono a carico del Ministero dell’Interno. I servizi di Ordine pubblico sono alle dipendenze dell’autorità di P.S. Questa situazione rimarrebbe invariata.

Quindi ritengo che le soluzioni per una perfetta armonia d’intervento potrebbero coesistere, mentre un coordinamento non fa che creare doppioni e competitività che certamente non fanno bene alla nostra società, non si può certamente sciogliere la nostra storia ne accorpare gli uni agli altri, non è produttivo, ma creare un modello snello efficace e che, in questo caso, eliminerebbe le problematiche legate alla catena di comando.

Siamo e sono consapevole che in questo nostro paese è difficile affrontare argomenti di riforme strutturali, in special modo sulle dinamiche consolidate dell’attuale modello di sicurezza. Il Siap non può che sostenere modelli europei, confrontandosi nelle sedi istituzionali e portando la propria esperienza di sindacato di base e raccontando la sicurezza dal punto di vista dell’operatore, significando che il ruolo del sindacato di polizia non è solo di rivendicazione dei diritti del lavoratore ma del diritto democratico di libertà e di sicurezza di ogni cittadino dello Stato italiano.