...

come cittadini ci preoccupiamo per le parole di una ex brigatista mai pentita e di un sistema d’informazione che la definisce dirigente delle BR, riconoscendo e legittimando cosi il ruolo politico e sociale degli ex terroristi. Per non parlare di un uomo delle istituzioni, un magistrato, che, per dirla con le parole di Gabrielli, fa un parallelismo improprio e fuori luogo tra la Polizia italiana e quella egiziana, spingendosi ad affermare che la polizia ha torturato gli ex terroristi, anziché lodare la Polizia di Stato e le forze dell’ordine per aver salvato il Paese dall’onda delle barbarie alimentata da ideologie e visioni rivoluzionarie e violente che non avevano il rispetto della vita di tutte le persone. Siamo seriamente preoccupati perché ci pare sia in atto, un revisionismo buonista, annacquato e dimentico dell’immane dolore e terrore causato al Paese, dei lutti e degli orfani, delle vittime di ieri e di quelle persone che ancora scontano sulla loro pelle e nei loro cuori, una stagione terroristica che non può e non deve essere archiviata da quegli stessi assassini - i cosiddetti “compagni che hanno sbagliato” - e che oggi si spingono ad esprimere giudizi con epiteti e sberleffi su coloro i quali stavano dalla parte giusta. Come cittadini e come colleghi dei tanti uomini del disciolto corpo delle Guardie di P.S. dei Carabinieri e dei poliziotti, pretendiamo rispetto per tutti quei caduti per la difesa dello stato di diritto e della democrazia, per uomini che avevano fatto del rispetto delle istituzioni e dello Stato, nella sua interezza compresi tutti gli esponenti dell’ordine giudiziario, il credo della loro vita. A quanti si sono macchiati, in quegli anni, del sangue innocente chiediamo un decoroso silenzio sulle loro esecrabili gesta. Non pretendano riabilitazione attraverso i così detti salotti buoni dell’informazione e non solo, per “prescritto dolore”; abbiano il buonsenso di tacere e tutti gli altri di riflettere.

= LEGGI E SCARICA L'ALLEGATO SIAPINFORM@06_2018 =